In un’epoca in cui la psicologia è impegnata a consolidare il suo rango di scienza, il libro identifica la letteratura come ineludibile polo dialettico nell’identificazione delle sue fondamenta epistemologiche. In questa prospettiva, lo psicologo, come professionista che agisce con il linguaggio e sul linguaggio, condivide con scrittori e poeti la necessità di padroneggiare gli strumenti retorici.
E così, le metafore assumono all’improvviso non meno importanza dei dati statistici, la narrativa appare una sorgente di saperi imprescindibili al pari delle teorie, l’eloquenza di modelli e metodologie sembra dipendere anche dalla fantasia con cui sono presentati. E nell’orizzonte di una rigorosa sistematizzazione, ecco apparire una dimensione professionale inattesa: quella della bellezza.