L’universo della meditazione ha sempre esercitato su di me un grande fascino,
e nel corso degli anni ho cercato di approfondire la mia conoscenza sull’argomento attraverso periodi di studio in alcuni monasteri in giro per l’Asia. In queste esperienze, mi sono reso conto che dietro la parola “meditazione” si celano non solo pratiche diverse tra loro, ma anche un eterogeneo patrimonio di credenze, presupposti, principi, idee.
Dietro un’altra parola, mindfulness, si colloca invece il tentativo della psicologia occidentale di codificare alcune di queste tecniche, e proporle all’interno di percorsi e trattamenti depurati di qualsiasi elemento trascendente o religioso.
I benefici riscontrabili, in effetti, possono essere molteplici:
una più profonda riconnessione con la propria esperienza; lo sviluppo di un’attitudine non giudicante rispetto a sé stessi; la consapevolezza della concatenazione di percezioni, sensazioni e pensieri che si annodano in ogni singolo istante; la riduzione di ansia e stress; l’avvicinamento alla traboccante pienezza del momento presente.
Le pratiche che utilizzo, solo qualora i pazienti manifestino interesse per il tema, appartengono prevalentemente alla tradizione del Buddismo Tibetano.